domenica 30 dicembre 2012

UN TRIS DI ANTIPASTI


Abbiamo camminato insieme su due stradine parallele, tenendoci la mano laddove cresce l'erba perchè le ruote dei carri non attraversano quel tratto. Due sentieri di campagna fatti di piccoli ciottoli bianchi, a tratti sconnessi e con qualche buca che nelle giornate di pioggia si riempiva d'acqua diventando poi fango e al ritorno del sole evaporava lasciando solo una traccia del suo passaggio. Si snodavano su un poggio ridente perlopiù pianeggiante, ed era gradevole passeggiare anche quando la strada si faceva più ripida perchè sapevamo che dopo la lieve salita ci sarebbe stata una discesa che ci avrebbe reso il fiato e la spensieratezza del nostro camminare. Ogni tanto facevamo una deviazione, ci sedevamo sull'erba verde a mangiare, a goderci la brezza primaverile mentre le nostre voci si univano in canti accorati e le nostre dita si intrecciavano, le nostre mani si cercavano, le nostre bocche sapevano amarsi. Ci riparavamo l'un l'altra quando arrivava una tormenta, a volte cadevo ma la sua mano era sempre lì, pronta a raccogliermi e curare le mie ferite. Abbiamo visto animali, piante meravigliose, montagne e il mare con le sue acque immense, abbiamo giocato e riso con l'animo che scoppiava per la gioia, abbiamo pianto e urlato e siamo stati tristi. 
Poi un giorno mi sono smarrita, la mia mano era vuota e con tanto dolore mi sono resa conto che non conteneva più la sua ma solo un mucchietto di polvere perchè ero caduta e mi ero aggrappata alla terra per non affondare. Avanti e indietro, ovunque guardassi vedevo solo le stradine che indifferenti e immutate continuavano la loro corsa verso l'orizzonte, nascondendosi dietro la collina e riapparendo dall'altra parte fino a che lo sguardo poteva perdersi, fino a che lo sguardo poteva arrivare. Ho camminato da sola, curva dopo curva, ho incontrato persone sul mio percorso con le quali ho condiviso tratti di strada, in certi momenti avevo paura del calare della notte e il freddo mi paralizzava, altre volte correvo libera come gli uccelli, con la sincera consapevolezza di essere capace di spiccare il volo.
E a un certo punto la strada è finita, così, improvvisamente. Niente più campagna, niente erba verde, niente prati, solo una radura piena di terra secca, uno spiazzo vuoto dove guardarsi intorno a trecentosessanta gradi e scoprire che è molto più facile osservare ciò che ci circonda piuttosto che quello che abbiamo dentro.
Poi una voce, calda voce familiare e poi due occhi, immutati nel colore ma con una nuova forma, una piega che non conoscevo e un nuovo modo, per me, di guardarci dentro e vederci il mondo. E infine una mano, una mano grande e forte che si tende verso le mie piccole ossa, mi acchiappa forte e riprende a camminare con me. Ora sarà un'unica strada ad accompagnare i nostri passi.



In questi giorni di festa capita spesso che si cerchino idee per cene, cenoni e cenette; gli antipasti e gli appetizers restano un must sempre gradito. Eccone tre tipi dai sapori diversi e contrapposti, gradevoli al palato, semplici e rapidi da preparare. 

INGREDIENTI:

- pere abate
- prosciutto crudo
- mascarpone
- pepe verde in salamoia

Sbucciare e tagliare le pere a fette alte circa 1 cm, spalmare su un lato un cucchiaino di mascarpone mescolato a qualche grano di pepe verde in salamoia, avvolgere una fetta di prosciutto crudo attorno ad ogni fetta e servire.

- pane cotto a legna
- pomodori secchi sott'olio
- lardo di colonnata
- rosmarino

Arrostire il pane tagliato a fette abbastanza spesse, togliere dal forno, appoggiare un pomodoro secco e una fettina di lardo su ogni fetta, guarnire col rosmarino e passare in forno caldo per qualche secondo per far appena sciogliere il lardo. Servire caldi.






- zucchine
- scamorza affumicata

Tagliare le zucchine a fette molto fini per il lungo, grigliarle, arrotolarle attorno ad un quadrato di scamorza affumicata e chiudere con uno stecchino. Passare in forno finchè il formaggio non sia fondente, servire calde.


Non è poi così difficile ascoltare
Perchè siamo carne da accarezzare
E progetti possibili da realizzare

Dal tuo silenzio al mio rumore
Dal nostro potere di non farci del male

Dal mio amore al tuo amore
Dal mio sentire al tuo pensare
Dal tuo cuore al mio cuore
Un millimetro appena 
O tutta una vita se è quello che vuoi

( "Dal tuo sentire al mio pensare", F.Mannoia )


domenica 23 dicembre 2012

SONO QUI

Sta arrivando. Per me è stato improvviso e inaspettato, soprattutto da quando mi ero rassegnata a vivermelo senza nessun calore, senza spirito o voglia di condivisione. Direi che posso promuovere la parola "condivisione" come emblema di quest'ultimo periodo, se non altro come termine maggiormente usato. Da dopo il mio viaggio in Nepal la sento assolutamente mia, mi piace il suono, mi piace il significato, mi piace ciò che rappresenta per me. E' come se fosse la chiave di una nuova era, forse i Maya non avevano tutti i torti. Non era la fine del mondo, era semplicemente un nuovo inizio. Ok, nel mio caso non si poteva stabilire una data precisa, ma sinceramente è come se per me si fosse chiusa un'era, un periodo che durava da troppo tempo e al quale mi ero ormai tristemente abituata. Perchè è stancante lottare continuamente con Mister Hyde ( parole prese in prestito ;) ma arriva un momento in cui bisogna smettere di perdere sempre la lotta, arriva un momento in cui è bene che si metta in silenzio da un lato e che ci lasci finalmente liberi di vivere la nostra vita. Io non ho più intenzione di abbassare la testa e rassegnarmi. 
Ma come al solito mi perdo nei miei discorsi perchè i pensieri mi si affollano in testa e fluiscono come acqua ... dicevo che sì, l'ho sentito arrivare e pervadermi e l'ho accolto, l'ho lasciato entrare a farmi del bene, perchè lo so che tante cose non vanno, che i soldi e il lavoro non ci sono, che la politica fa schifo, che la gente muore, che i diritti vengono calpestati e che la Terra piange; che ultimamente ho combinato un sacco di casini e innescato una serie di reazioni a catena alle quali mi sembra impossibile porre rimedio...queste cose le ho purtroppo ben chiare in testa ma ne avevo bisogno, lo ammetto, ne avevo proprio un gran bisogno. Avevo bisogno di sentire che ancora non è tutto perduto, che la speranza esiste e bisogna sempre crederci, che un gesto conta ancora tantissimo, che è bello passeggiare per il centro in una mattinata di nebbia, sentire il freddo sulle guance e fare piccoli acquisti. Mi piacerebbe gridarla questa gioia che provo dentro, per ora mi accontento di scriverla qua, spalanco le braccia e il cuore e mi lascio cullare da questa sensazione. 
E Natale sia. 



Un augurio a tutti voi, a chi mi ascolta, a chi mi legge, a chi mi vuole bene e soprattutto a chi non si stanca mai di credere in me.  



Ci scommetto che nevica
Tra due giorni è Natale
Ci scommetto dal freddo che fa.
E tu scrivimi scrivimi 
Per il bene che conti
Per i conti che non tornano mai
Se ti scappa un sorriso 
Ti si ferma sul viso
Quell'allegra tristezza che c'hai

( "Natale", F.De Gregori )


mercoledì 12 dicembre 2012

CASTAGNACCIO



ILLUSIONI

Di lucine e colori, di candeline accese e musichette di Natale.
Di caldo ai piedi che non hai bisogno dei calzettoni per dormire.
Di sorrisi e denti e gengive rosa.
Di una tavola apparecchiata, di un divano e un plaid.
Di un posto chiamato casa.
Di purezza, candore e occhi puliti.
Di note ascoltate da vicino.
Di neve che cade mentre il mare è ancora vicinissimo.
Di un juke box immaginario che suona quello che desideri.
Di tanto, tanto caldo.

Mi lamentavo nel sonno, soffocando dei no nel cuscino. Stavo forse sognando?















Oggi un dolce semplice e "povero", tipico dell'autunno e della tradizione fiorentina, usando la ricetta di Paolo Petroni. Ne esistono numerose varianti, arricchite con vari ingredienti, io mi sono attenuta alla ricetta originale, ho aumentato solamente la quantità di pinoli e li ho messi nell'impasto assieme alle noci, il Petroni invece ne cosparge solamente la superficie. Pare che questo dolce abbia origini lucchesi anche se da secoli ormai è entrato a far parte della cucina fiorentina. 

INGREDIENTI:

- 400 g di farina di castagne
- 100 g di uvetta
- 100 g di pinoli
- 50 g di noci
- ramerino ( rosmarino )
- 2 cucchiai di zucchero
- olio evo


Setacciare la farina di castagne, aggiungere lo zucchero, un pizzico di sale e aggiungere acqua fredda ( circa 400 ml ) fino ad ottenere una pastella fluida e senza grumi. Aggiungere due cucchiai d'olio evo, l'uvetta e metà quantità di pinoli, le noci, amalgamare ancora e versare in una teglia rettangolare unta di olio affinchè il castagnaccio risulti alto circa un dito. Cospargere la superficie con i pinoli rimasti, aghi di ramerino e prima di infornare arabescare con un filo d'olio. Mettere in forno a 190° per circa 30 minuti o comunque quando la superficie sarà bella abbronzata e croccante e si formeranno le screpolature tipiche.

And when the fears subside
And shadows still remain
I know that you can love me
When there's no one left to blame
So never mind the darkness
We still can find a way
'Cause nothin' lasts forever
Even cold november rain

( "November rain", Guns'n Roses )



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