sabato 30 marzo 2013

GALLINE



Delle simpatiche gallinelle di carta fatte ad Origami per decorare la tavola di Pasqua, da utilizzare come segnaposto o da fare insieme ai bambini. Ho ritrovato a casa di mia mamma un paio di libri di tecniche di Origami, uno portato da mio fratello dal Giappone, figure difficilissime e per me impossibili da fare adesso, ma con un po' di allenamento e iniziando con figure più semplici come queste galline, magari un giorno ci riuscirò. 
Mi piacciono i lavoretti manuali e creativi, anche se a volte ho poca pazienza... L'idea di postare queste creature di carta mi è venuta seguendo da tempo il blog fantastico di Eli, A casa di Eli per l'ora del té, perchè lei è sempre piena di idee creative. 
Con questo post vi auguro Buona Pasqua, io domenica lavorerò fino alle 13 ma poi saremo tutti a casa dei miei, figli, consorti e animali di casa :) 


E ora veniamo alle gallinelle: innanzitutto dovete procurarvi della carta quadrata da Origami nel colore che preferite.


 Fate riferimento a questo schema per effettuare le piegature




Dopo aver appoggiato sul tavolo la parte colorata del foglio formare un aquilone piegando le estremità come indicato nello schema. Effettuare una piega a valle lungo la linea centrale. 













Formare la coda con una piega rovesciata all'esterno sulla punta A; formare la testa e il becco con una piega rovesciata all'interno sulla punta C
















Fare una piega rovesciata all'interno sulla punta A. La gallina poggia sui lati E-G ed F-H. Se fosse necessario tirare la punta A della coda verso la testa.




Ritagliare una cresta da un altro foglio colorato di carta da origami, piegato sulla parte bianca, incollare con colla da carta tra sè i due scampoli ottenuti. 

A questo punto incollare la cresta nel centro della testa.




Richiudere i lembi della testa ed incollarli: ecco pronte le vostre gallinelle!

venerdì 22 marzo 2013

RISOTTO FINOCCHI, ARANCIA e NOCI

Verde. Verde di germoglio indifeso e delicato, di pelle di ramarro, di prato infinito che si perde oltre la china della collina. Giallo buccia di limone imperfetta e irregolare, di mimosa odorosa, un canarino libero che vola. Rosso succo di fragola, del sangue che ci rende vivi, di una donna hindi in sari di fronte ad un tempio. E poi azzurro delle profondità dell'oceano, di un fiocco appeso alla porta ad annunciare una vita, di delicatissimi e minuscoli fiorellini in un prato. Nero assenza di colore, di notte profonda e profumata di estate, di pelo lucente di pantera. E bianco che tutti i colori racchiude, bianco di lenzuola stese ad asciugare, un orso solitario che cammina ondeggiando sui ghiacci, una calla tra le mani di una bambina. 









Oggi un risotto fresco e delicato con gli ingredienti che si utilizzano per quella deliziosa insalata invernale di arancia e finocchio, un risotto profumato di agrumi.
L'assaggiatore ufficiale di noci qui sotto ha detto che erano buonissime! 


INGREDIENTI:
( per 2 persone )

- 160 g di riso Carnaroli
- 1 finocchio medio
- 1 arancia grande non trattata
- 4-5 noci
- brodo vegetale
- olio evo
- pepe bianco
- 1 noce di burro


Scaldare quattro cucchiai di olio evo in una casseruola e aggiungere il finocchio tagliato a listarelle fini; dopo circa 10 minuti aggiungere il riso, lasciar tostare per un paio di minuti e poi sfumare col succo d'arancia, far ritirare e coprire col brodo vegetale bollente, salare e lasciar cuocere per circa 20 minuti aggiungendo brodo via via che si ritira. A fine cottura spegnere il fuoco mantenendo il risotto ben cremoso e bagnato, aggiungere le noci tritate finissime, mantecare col burro e servire aggiungendo la scorza d'arancia, una macinata di pepe bianco e qualche ciuffo della barba verde del finocchio. 













I'll go through all this
Before you wake up
So I can feel happier
To be safe up here with you

("Hyperballad", Bjork )



giovedì 14 marzo 2013

FLUTE CIOCCOLATO e PERE




Capita che un giorno ti svegli, ti guardi intorno e vedi che tutto è a posto. Non in casa ma nella tua vita. Che le cose stanno andando bene, che ti senti fresca e fisicamente sei un leone. Che i tuoi pensieri, nonostante tutto, sono sempre positivi. Che le cose che hai, poche o tante che siano, sono esattamente tutto ciò che ti serve. Capita che questa cosa l'hai voluta per tutta la vita, che le cose andassero esattamente così, hai cercato per tanto tempo uno stato di benessere completo che però non arrivava mai. C'era sempre qualche tassello fuori posto ( aridaje con questi tasselli! ), qualcosa che andava storto, qualche nube a turbare la mia psiche già notoriamente instabile. E ora ho talmente tanta positività dentro che se anche le cose non andassero bene non me ne accorgerei. Mi sembra di sprigionare vita come mai mi è successo, soprattutto mi sembra di cercare la vita ogni giorno anzichè stare ad aspettarla come ho sempre fatto. Perchè alla fine, al di là di certi eventi che purtroppo non posso cambiare, il mio stato d'animo lo decido io. Ok, certo non è così semplice e certamente questo non vale quando accadono cose gravi. Ma per il resto ho smesso di preoccuparmi di cose che prima mi sembravano insormontabili e soprattutto ho smesso di andare a cercare problemi sottoterra, come se fossi una talpa che si scava la tana. Io la talpa non la voglio fare più, non voglio più chiudere gli occhi e aspettare che passi ma tenerli aperti e aspettare che passi se non ci posso fare niente. E tenere gli occhi aperti, in questo caso, per me rappresenta l'essere protagonista di quello che mi succede, essere l'artefice del mio umore. Perchè a cosa mi serve piangermi addosso se quando sorrido mi sento così bene? E se arriva un momento no, come a volte succede, cerco di accoglierlo a braccia aperte, sfruttandolo per riflettere magari ascoltando musica oppure lo esorcizzo con una bella camminata all'aria aperta, che aiuta sempre a schiarire le idee. Dicendo questo non mi sento migliore di nessuno, semplicemente ho finalmente accettato che io sono io, che VOGLIO essere io, esattamente come sono anche se di migliorarci non si finisce mai. Non sono mai stata una persona invidiosa delle cose altrui, nè fisiche nè tantomeno materiali, ma da quando ho scoperto che davvero non mi mancava niente ( e mi c'è voluto tanto tempo, ahimè ) ho iniziato a lavorare su me stessa per smussare gli angoli, per approfondire il rapporto con la me interiore, per ampliare la mia mente e i miei interessi. E imparare finalmente a volermi bene. Da dove arriva tutta questa positività? Sicuramente dal mio amore ritrovato, la sua presenza e la sua forza sono alleate preziose per il mio spirito e per il mio cuore, perchè sono sicura che oggi non sarei quella che sono se non lo avessi accanto. Dalle mie poche ma sincere amicizie vere, persone speciali che mi sono accanto ogni giorno supportandomi e sopportandomi nei miei mille difetti. Dalla mia famiglia, alle volte strampalata ma che mi ha insegnato dei valori fondamentali e che sento sempre più presente perchè finalmente sono cresciuta e il conflitto è finito. Da Nebbia che mi sveglia ogni mattina e con il quale mi addormento ogni sera. Dal lavoro che fortunatamente ho e che mi permette di vivere dignitosamente. Dai miei progetti e dai miei sogni. 





Per questa ricetta mi sono ispirata al blog di Francesca, la sua bavarese al cocco e cioccolato con frutto della passione mi ha conquistata subito, sia per la ricetta che per l'utilizzo delle flute per servire. Il mio è un dessert semplicissimo da fare e davvero goloso che si prepara in un attimo ma si presenta molto bene.

INGREDIENTI:
( per 3 calici )

- 200 g di yogurt alla pera ( per me biologico )
- 250 ml di panna da montare
- 1 cucchiaio scarso di zucchero a velo
- 100 g di cioccolato fondente 70%

Montare la panna con il cucchiaio di zucchero a velo, aggiungere lo yogurt alla pera e mescolare bene, versare nelle flute per 3/4 e mettere nel freezer per almeno 3 ore. Tirare fuori almeno un'ora prima di servire, sciogliere il cioccolato a bagnomaria e versare sulla mousse, servire subito. 























Il disegno sullo sfondo è della mia amica Silvia di Milano.


The taste of love is sweet
When hearts like our's meet
I fell for you like a child
Oh, but the fire went wild

("The ring of fire", Johnny Cash )


venerdì 8 marzo 2013

GNUDI di RICOTTA e SPINACI







Castelli, antichi monasteri, fontane, chiese. E ancora iscrizioni, personaggi, alberi millenari e draghi, monaci, battaglie, principesse, martiri. La Toscana, così come tutte le altre bellissime regioni italiane, è ricca di leggende, di aneddoti e storie che si perdono nella notte dei tempi. Conoscerle è stimolante e curioso, ti mette in contatto col passato e con la tradizione che attraverso i racconti tramandati dai nostri avi, attraverso manoscritti e documenti arriva fino a noi affinchè non vada perduto il bagaglio culturale che racchiudono. Molti proverbi e molti detti popolari nascono proprio da queste storie antichissime, reali o immaginarie, che venivano raccontate di generazione in generazione e che, passando di bocca in bocca nei secoli, sono giunte fino a noi diventando frasi di uso comune.
Così come il famoso detto fiorentino: C'entra come i'culo con le quarant'ore, che letteralmente sta ad indicare una cosa che non c'entra niente con un'altra, sembra nascere anticamente da un fatto avvenuto nella chiesa fiorentina dei Santi Apostoli Pietro e Paolo durante le Quarantore, funzione religiosa che prevedeva l'esposizione del Santo Sacramento a turno, in ogni chiesa fiorentina, appunto per quaranta ore. Pare che durante questo evento, nella chiesa gremita di fedeli, ad un certo punto si sentì risuonare un ceffone. Tutti i fedeli si voltarono verso l'origine di quel suono e videro un messere chiaramente imbarazzato e con lo stampo di uno schiaffo su una guancia, e una giovane donna visibilmente risentita. Cercando di giustificarsi, attribuendo la mano morta alla calca della chiesa, l'uomo le disse:"...è per colpa delle Quarant'ore!" e lei rispose:"Ma icchè c'entra i'culo con le Quarant'ore?!"



Oggi un piatto della tradizione toscana che ho imparato a fare dalla mia mamma, alla quale viene speciale.
Gli gnudi sono un primo tipico toscano della tradizione contadina,  prevalentemente della provincia senese e grossetana, preparati con pochi semplici ingredienti. Sono abbastanza semplici da preparare ma bisogna osservare alcune piccole accortezze. Innanzitutto gli ingredienti devono essere di ottima qualità, una volta tritati gli spinaci devono essere strizzati benissimo per eliminare tutta l'acqua, sarebbe consigliabile scolare bene anche la ricotta dal siero magari lasciandola per qualche ora in un colino. Non calare nell'acqua troppi gnudi per volta, eventualmente cuocerli in più trance. E soprattutto: trattarli delicatamente! Se ben fatto lo gnudo si scioglie in bocca e non nell'acqua.

INGREDIENTI:
( per 3 persone )

- 350 g di spinaci freschi puliti
- 250 g di ricotta vaccina
- 1 uovo piccolo
- noce moscata
- burro
- salvia
- farina
- Parmigiano Reggiano

Lessare gli spinaci in acqua salata, una volta cotti lasciarli intiepidire, strizzarli benissimo per eliminare tutta l'acqua e tritarli finemente, aggiungere la ricotta, anche questa ben scolata dal siero, un'abbondante grattugiata di noce moscata e l'uovo, mescolare bene e aggiungere Parmigiano Reggiano grattugiato fino ad ottenere un composto consistente, regolare di sale. Formare con il composto delle palline allungate poco più grandi di una mandorla e passarle nella farina ( devono avere la forma di uno gnocco ), disporle via via su un vassoio infarinato fino ad esaurimento del composto. Mettere a scaldare abbondante acqua salata, quando bolle calare gli gnudi e lasciarli cuocere finchè non vengono a galla ( ci vorranno circa 2 minuti ), scolarli con una schiumarola facendo attenzione che venga via tutta l'acqua e disporli su un vassoio con burro fuso sul fuoco assieme a foglioline di salvia. Cospargere di Parmigiano e servire subito.



S'ì fosse foco arderei 'l mondo
S'ì fosse vento lo tempesterei
S'ì fosse acqua i' l'annegherei
S'ì fosse Dio mandereil'en profondo

( "S'i fosse foco", Fabrizio De Andrè, da un sonetto di Cecco Angiolieri )


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