mercoledì 24 aprile 2013

CENT'ANNI di MENO... e un ANNO in PIU'

24 APRILE


Stesi nell'erba tra i fiori di campo
Persi a narrarci future fortune
coi sensi colmi di voglia di vita
In tasca solo speranza infinita
E una fiducia infinita nel seno
Quando avevamo cent'anni di meno
Quando una donna era fatta di nebbia
e dalle labbra stillava rugiada
Da quella bocca spandeva all'intorno
Inni alla nascita nuova del giorno
E i suoi capelli odoravan di fieno
Quando avevamo cent'anni di meno
Mille cannoni perduti da un bacio
Noi credevamo alla pace nel mondo
Bastava un dolce sorriso uno sguardo
Tutti abbracciati in un bel girotondo
Anche al diluvio davamo il suo freno
Quando avevamo cent'anni di meno
Oltre i confini
di un chiaro orizzonte
nascevan solo mattini di pace
La fame il freddo la tetra miseria
o il malgoverno di qualche incapace
Tutto sfumava in un cielo sereno
quando avevamo cent'anni di meno
Luce accecante
ci entrava negli occhi
e dipingeva di rosa il cammino
Gli sfruttatori
gli schiavi del vizio
o i giustizieri di un vecchio ronzino
Li lasciavamo fuori dal treno
Quando avevamo cent'anni di meno
Sopra alle sponde di un lago di pane
noi portavamo l'intero creato
Poi cantavamo canzoni all'amore
Nudi tra gli alberi
ai bordi di un prato
paghi d'amore col cuore ripieno
Quando avevamo cent'anni di meno
Sotto alle stelle
in un bar dentro casa
senza deciderci ad andare a dormire
Noi volavamo su Marte o la Luna
felici solo di starci a sentire
E credevamo ad un domani sereno
Quando avevamo cent'anni di meno


("Cent'anni di meno", P.Bertoli )







...E OGGI HO UN ANNO IN PIU'...

venerdì 19 aprile 2013

FILETTI di ORATA agli ASPARAGI

A volte mi viene da pensare che Orwell avesse fatto a suo tempo una profezia esatta del futuro quando nel 1948 scrisse 1984. Aveva previsto che in un futuro nemmeno troppo remoto il pensiero si sarebbe estinto e con lui la libertà e tutto quello che ne consegue. Nemmeno il volto avrebbe potuto più esprimere sentimenti ed emozioni perchè l'essere umano sarebbe stato totalmente annientato per diventare una pedina grigia identica alle altre. E tutto questo per il privilegio di pochi eletti che nemmeno troppo lentamente avrebbero cancellato il passato per farvi credere che così era sempre stato. Inevitabilmente ci vedo delle tristi analogie con il nostro presente, perchè manipolare la realtà sembra diventato ormai quotidianità: in fondo che  ne sappiamo di quello che succede realmente a nostra insaputa? La televisione ormai non è più un'arma a doppio taglio ma un'arma ad unico taglio negativo, pensata ed utilizzata per rimbecillire le masse credulone abituandole a non pensare più. Fa paura. Nei temi a scuola l'italiano è dimenticato, si utilizzano assurde abbreviazioni fatte di k, x e chi più ne ha più ne metta, sempre più difficile è tenere in mano la penna perchè troppo abituati si è a far scorrere le dita su uno schermo; si condivide ogni momento della vita virtualmente ma di condiviso a livello personale c'è ben poco. Io non credo più ad una sola parola di quello che mi raccontano, di quello che leggo, ormai c'è un tale caos che non è più neppure facile distinguere il bene dal male e la delusione e la sfiducia sono i sentimenti prevalenti. Non c'è droga peggiore dei soldi che, inevitabilmente, piacciono un po' a tutti, solo che oggi sembra si viva solo per quelli. Purtroppo non di quelli visto che per la gente comune come noi non ce ne sono più. Ci hanno portato ad una condizione orribile: la mancanza di speranza, l'incapacità di immaginare serenamente il futuro, di poter fare dei progetti. Ed è in questo modo che ci tengono sotto torchio. 
Poi però dalla finestra vedo i fiori e la vita sbocciare, sento il sole benefico sulla pelle, so di amici che aspettano figli. E allora mi dico che non tutto è perduto e che se vogliamo far cambiare le cose non dobbiamo abbassare la testa ma ribellarci e continuare ad alimentare la speranza sabotando i loro mezzucci per lobotomizzarci, insegnando ai nuovi bambini quali sono i veri valori, salvando il salvabile della nostra Natura. Solo così potremo smetteremo di sopravvivere ma inizieremo finalmente a vivere.

Ed ora ecco la risposta al quesito del post precedente, Indovina la foto, complimenti a tutte per la fantasia dimostrata, le vostre risposte mi hanno fatto immaginare un sacco di cose e mi sono divertita a vedervi sbizzarrire nelle descrizioni di quello che vi saltava in testa. Un complimento speciale va alla Zonzolina per eccellenza, Elena del blog Zonzolando, che da perfetta girellona ha subito azzeccato che si trattava dell'oculus del Pantheon di Roma :)

Immagine presa dal web





L'estate si avvicina e con queste giornate di caldo si ha bisogno di alleggerirsi e di mangiare piatti leggeri senza però rinunciare al gusto. Questa ricetta, ripresa dalla confezione di filetti di orata freschi ( già puliti! ) di un noto supermercato, è davvero a basso contenuto calorico, fresca e saporita e veloce da preparare. 


INGREDIENTI:
( per 2 persone )

- 4 filetti di orata
- 400 g di asparagi sottili
- 4 cucchiai di succo d'arancia + la scorza
- vino bianco secco
- 1 cucchiaio di olio evo
- sale e pepe nero

Pulire e lavare gli asparagi e cuocerli a vapore per cinque minuti. Ungere una teglia, disporvi i filetti di orata, salare, pepare e coprire con gli asparagi. In una ciotola creare un'emulsione con il succo d'arancia, il cucchiaio d'olio e un pizzico di sale. Irrorare i filetti di orata con il sughetto di arancia, grattare la scorza sopra gli asparagi, spruzzare di vino bianco e porre in forno per 10 minuti a 180°. Servire immediatamente. 






Sal na saol                      Per sempre
                  
Tus go deireadh             Iniziando dalla fine
Ta muid beo                  Noi siamo vivi             
Go deo                          Per sempre

    ("The celts", Enya )





giovedì 11 aprile 2013

VERDURE in CREMA di FORMAGGIO


COSA SARA'...

Questione di prospettive, di punti di vista. Dipende sempre tutto da come si guardano le cose, dalla percezione che ne abbiamo in quel momento, da come la luce le colpisce. Uno stesso oggetto, uno stesso paesaggio o perfino la stessa situazione sono vissute da ognuno di noi in maniera diversa o addirittura dalla stessa persona percepite in modo diverso a seconda di una miriade di fattori che influenzano il nostro vedere, il nostro sentire e il nostro pensare del momento. L'umore contribuisce in modo determinate su questa percezione, perchè un cielo nuvoloso possa essere contemporaneamente  suggestivo in maniera meravigliosa e malinconico in modo spiazzante. Così due persone col naso all'insù che lo osservano potranno trarre da quello stesso cielo sentimenti completamente differenti, perchè interiorizzeranno l'immagine e la mescoleranno ai proprio ricordi, alla propria fantasia, al proprio stato d'animo producendo un'emozione che potrebbe essere simile o completamente opposta. Come quando si osservano le nuvole bianche e spumose che creano quei fantastici disegni: chi vede animali, chi fiori, chi persone e chi niente. Personalmente la mia spiccata fantasia mi permette di immaginare facce o assurdi disegni da mosaici di oggetti disposti a casaccio, così che un forno con le sue manopole e un canovaccio ripiegato sullo sportello diventano il volto di un essere immaginario con la bocca spalancata e un occhio chiuso ( vero amore mio? )

E voi come osservate le cose? Voi che amate fotografare, cucinare, inventare, creare, disegnare, cosa vedete nella foto qua sotto?

( nel prossimo post vi dirò cos'è... )




Questa ricetta l'ho presa da un ritaglio di una rivista ( credo Sale & Pepe ma non sono sicura ) e ho solo leggermente modificato le dosi di formaggio. Un piatto da servire come antipasto o in abbinamento a un secondo. 

INGREDIENTI:
( per 4 cocotte )

- 1 spicchio d' aglio
- 2 cucchiai di olio di oliva
- 200 g di verdure miste fresche ( oppure verdure miste surgelate per minestrone )
- 100 g di fontina
- 100 ml di panna da cucina
- 1 cucchiaio di sale grosso

- noce moscata
- pepe bianco

Rosolare lo spicchio d'aglio nei due cucchiai di olio, aggiungere le verdure miste tagliate a cubetti ( tipo carota, fagiolini, sedano, patata, zucca, cavolfiore, piselli; oppure il misto di verdure surgelate per minestrone ), coprire con un litro di acqua bollente, aggiungere il cucchiaio di sale grosso e lasciar cuocere per circa 40 minuti o finchè le verdure saranno cotte. Nel frattempo tagliare a listarelle la fontina, metterla in un pentolino e far sciogliere il formaggio a bagnomaria, aggiungere la panna da cucina, una spolverata di noce moscata e una macinata di pepe bianco. Scolare bene le verdure ( conservare il brodo vegetale ottenuto dalla cottura del minestrone per altre preparazioni ), mescolare alla crema di formaggio e porre il composto nelle cocotte. Gratinare per 5 minuti sotto il grill del forno e servire calde. 



Cosa sarà questo strano coraggio
Paura che ci prende
Che ci spinge ad ascoltare
La notte che scende

( "Cosa sarà", F.De Gregori, L. Dalla )






martedì 2 aprile 2013

FILETTO di MAIALE in CROSTA con POMODORI SECCHI e ROSMARINO



UNA GITA FUORI PORTA

Non c'è niente da fare, girellare per città e paesini è in assoluto il nostro sport preferito. Non c'è quasi niente che sia equiparabile all'emozione di una gita, con tutto quello che le ruota attorno e le è connesso. Perché "la gita" è ricerca e informazione, è preparazione dell'itinerario, è scelta delle cose da visitare e del posto dove mangiare, è conoscenza, sono foto e ricordi a manciate. E' la trepidazione del prima, lo svegliarsi presto come i bambini per l'emozione, il fare colazione in pasticceria prima di partire, il gustarsi la strada ascoltando la nostra musica preferita e cantando insieme, mentre si commentano le cose che vediamo e io leggo la guida. E poi posare gli occhi sulle cose nuove o su cose già viste tempo prima, magari osservando come sono cambiate oppure come sono rimaste immutate nonostante gli anni passati. Ed ogni gita ha qualcosa di speciale, una sensazione diversa da conservare addosso, il colore del cielo mai uguale, l'atmosfera che influenza e che viene influenzata dal nostro vissuto in un reciproco scambio che rende unico ogni attimo e che riesce a rendere magica ogni cosa vista, sia essa un borgo, una campagna, una spiaggia, un museo o qualsiasi altra cosa. 
E poi, immancabile e punto focale del nostro vagolare, è il mangiare fuori, generalmente in posti non casuali ma che scovo nella mia ricerca attenta su internet o su qualcuno dei miei numerosi libri di viaggi e guide. Altresì piacevole è lasciar scegliere al caso e infilarsi in qualche osteria o in enoteche che propongono degustazioni, o comprare pane, formaggi e salumi e improvvisare un picnic su un bel prato o sul sagrato di una chiesa. Insomma, lo sappiamo, in Italia dove vai vai caschi bene e assaggiare i prodotti tipici e deliziarsi con ottimo vino del posto è una cosa che non ha prezzo -o meglio, prezzo ahimè ce l'ha eccome, in genere anche abbastanza elevato dato che, crisi o no, sul buon cibo e il buon bere non lesino mai- e che ti arricchisce contribuendo a fare della gita un'esperienza sensoriale a trecentosessanta gradi. 
Questa volta  siamo stati a visitare la Certosa di Calci, a due passi da Pisa, una struttura imponente e meravigliosa, perfettamente conservata e in gran parte restaurata, dove è possibile effettuare un tour dell'interno visitando le numerose cappelle, le celle dei Padri certosini di clausura, il chiostro, gli appartamenti dedicati a ospiti illustri come Caterina de' Medici, il refettorio, gli orti dove lavoravano i conversi e l'immancabile erboristeria. 







Il clima è stato perfetto così com'era, il cielo grigio senza pioggia -che donava quell'aria un po' lugubre e misteriosa da Nome della Rosa- mi faceva immaginare la vita di allora, i monaci chiusi nel loro silenzio di preghiera, il fermento di attività nelle cucine e negli orti, la solennità della biblioteca con antichi tomi miniati, l'odore delle spezie nell'erboristeria. 
All'interno dell'immensa Certosa è ospitata anche la collezione del museo di Scienze Naturali, unico nel suo genere perchè oltre ai classici fossili, animali imbalsamati e qualche scheletro di dinosauro,  è arricchito da un'ampia collezione di scheletri di cetacei, disposti in fila in un lunghissimo corridoio a vetri. La loro imponenza è impressionante e visitarlo è stato davvero interessante e non privo di risate dato che siamo tornati a vederlo dopo un delizioso pranzo nella vicina San Giuliano Terme, in una piccola osteria dove abbiamo assaggiato salumi e formaggi di presidio Slow Food, pasta fatta in casa e rallegrato quelle delizie con un'ottima bottiglia di vino Bolgheri.
Nelle "gite" non ci sono pensieri e preoccupazioni, non ci sono orari, gli imprevisti rendono ancora più stravagante e insolito il viaggio, non ci sono programmi prestabiliti ma un canovaccio passibile di qualsiasi variante perchè la vera Zingarata, quella di Amici Miei per intendersi, è proprio questa: Una partenza senza meta nè scopi, un'evasione che può durare un giorno, due o una settimana. 
E le nostre gite sono animate proprio da questo spirito, lo spirito di due innamorati della vita, del buon cibo, delle nostre colonne sonore, delle chiese, delle piazze, delle piccole botteghe, dei gatti vagabondi, della Natura, di mare, monti, laghi e fiumi, del prezioso sangue dell'uva, delle facce delle persone, del nostro camminare mano nella mano...





Oggi un arrosto di maiale perché il freddo non se ne vuole andare e un piatto invernale è ancora gradito. Un piatto di sicura riuscita che è anche molto economico. 

INGREDIENTI:

- filetto di maiale
- 1 filone di pane del tipo "frusta"
- pomodori secchi sott'olio
- rosmarino
- sale e pepe nero
- olio evo

( non indico le dosi, regolatevi in base al numero di persone alle quali è destinato. Per quattro persone dovrebbe bastare un filetto da circa 300-400 g ). 

Tagliare a metà la frusta e svuotarla della mollica, disporre le fettine di pomodoro secco nello spazio lasciato dall'incavo della mollica; condire il filetto di maiale con sale e pepe su tutta la superficie, infilzare alcuni aghi di rosmarino nella carne. Posizionare il filetto all'interno della frusta, richiudere, appoggiare sulla crosta qualche  rametto di rosmarino e legare con spago da cucina. Posizionare in una teglia nella quale avrete messo circa 6 cucchiai di olio evo e infornare a 180° per circa 50 minuti ( dipenderà dalla grandezza del filetto ). Qualora si seccasse troppo aggiungere qualche tazzina di acqua durante la cottura, capovolgere di lato da una parte e dall'altra verso metà cottura.





Ora comincia
il tempo bello. Udite un campanello
che in mezzo al cielo dondola? E' la cincia.
Comincia il tempo bello.
Udite lo squillar d'una fanfara
che corre il cielo rapida? E' il fringuello.
Fringuello e cincia ognuno già prepara
per il suo nido il muschio e il ragnatelo;
e d'ora in ora primavera a gara
cantano uno sul pero, uno sul melo.

("Tempi belli", Giovanni Pascoli )


Che sia di buon auspicio per l'arrivo della tanto attesa primavera.


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