giovedì 25 ottobre 2012

FRITTATA TRIPPATA

DIALOGO NEL BUIO

Immedesimarsi in una realtà sensoriale completamente diversa da quella a cui siamo abituati, provare a "sentire" con quattro dei nostri cinque sensi ciò che in genere diamo per scontato, ciò che di solito siamo abituati a vedere con gli occhi. Certe volte si può "vedere" molto di più imparando ad ascoltare, ad annusare, a toccare con le dita ciò che ci circonda, aprendo il proprio spirito alla conoscenza delle cose intorno a  noi senza soffermarsi unicamente su quello che è visibile a primo acchito, su quello che palesemente si trova di fronte ai nostri occhi. In questo modo sarà possibile vivere e percepire la realtà tramite quello che i nostri altri quattro sensi, spesso sopiti o sottovalutati, sono in grado di evocare: il colore di un suono, l'odore di un cibo, la sensazione di un'emozione sulla pelle, la musicalità di un profumo. La mostra Dialogo nel buio, ospitata all'Istituto dei Ciechi di Milano, offre tutto questo. Un percorso di un'ora e un quarto nella totale oscurità, dove, accompagnati da una guida non vedente, vengono messi alla prova e stimolati piacevolmente gli altri quattro sensi. Si attraversa la campagna, con suoni rilassanti e piante che ti sfiorano le braccia; si fa un salto al mare e si sale su una barca, cullati dalle onde e dal vento sulla pelle; si entra in una casa accarezzando oggetti di uso quotidiano con dita curiose; si varca la soglia di casa per ritrovarsi in città, con i suoi rumori, il traffico, le grida del mercato, la percezione del movimento attorno a noi. Infine ci appoggiamo al bancone di un bar, ordiniamo e comodamente seduti si sorseggia un caffè. Un'esperienza unica che consiglio assolutamente di provare se capitate a Milano. 

Stasera un piatto caldo tipico fiorentino, la frittata trippata come la prepara mia mamma, un sapore che imita quello della ben nota trippa alla fiorentina fatta col pomodoro e il parmigiano grattugiato. Piatto semplice e povero ma di gran gusto.

INGREDIENTI:
( per 2 persone )

- 4 uova
- parmigiano grattugiato
- salsa di pomodoro
- olio evo


Preparare la frittata sbattendo le uova con un po' di sale e un paio di cucchiai di parmigiano grattugiato, scaldare l'olio in una padella dal fondo non troppo largo e cuocerla, deve risultare abbastanza alta. Una volta cotta arrotolarla e  tagliarla a listarelle della larghezza di circa un centimetro. Preparare una salsa di pomodoro a piacimento ( io ho utilizzato la pomarola, altrimenti potete preparare una salsa con un battuto di odori e passata di pomodoro oppure semplicemente con aglio e la passata ), scaldarla in un tegame con un filo d'olio e quando è ben calda aggiungere le fettuccine di frittata, lasciar cuocere un paio di minuti per farle insaporire bene e servire dopo aver cosparso il tutto con abbondante parmigiano grattugiato. 


There's a child in me,
Still hiding behind the old tree
But aren't we all hiding
'Till the moment we're dying
And maybe I'm free
But freedom just means that I'm lost
It feels like I'm driving
Without ever arriving 

( "Far away", Blackfield )



mercoledì 17 ottobre 2012

RISOTTO con OVOLI e PORCINI


ANDAR PER FUNGHI

C'è qualcosa di atavico e primitivo nel raccogliere con le proprie mani i frutti della terra, qualcosa che ci lega alla Natura e che ci spinge a cercare, raccogliere, cogliere o coltivare.
Ancora boschi, questa volta per andare a cercar funghi in compagnia, col cestino e lo zainetto, il coltellino e la macchina fotografica. Giornata tipicamente autunnale, con l'odore del bosco umido che mi entrava nelle narici, tanta voglia di esplorare e scoprire il territorio, l'occhio attento ad adocchiare i funghi in mezzo alle foglie. Ogni volta che ne scorgevo uno, che lo raccoglievo delicatamente e lo pulivo sul posto per poi depositarlo nel cestino era una gioia, mi sentivo come una bimba che fa una scoperta inaspettata e che batte le mani saltellando sul posto.
La ricerca è stata piacevole e abbastanza fruttifera, qualche bel porcino sano e corposo e diversi ovoli, e poi corbezzoli saporiti, tanti tipi di piante e alberi da osservare, i rumori di tanti animaletti.
Là in mezzo, a fine mattinata, con le braccia sgraffiate dagli sterpi, le mani sporche di terra e i capelli in disordine, là in mezzo con un grande sorriso stampato sul volto mi sono ritrovata: quella ero proprio io, serena come raramente mi accade, seduta su un tronco a mangiare due fette di pane con il prosciutto tagliato al coltello, a ridere e scherzare con chi aveva condiviso con me quella gita.













Un altro risotto... sarà la stagione, sarà che mi piace tanto, sarà che non avrei visto questi funghi utilizzati in maniera migliore... ma ce lo siamo davvero gustato, delicato e cremoso con il sapore delle cose sane raccolte con le proprie mani. E i porcini rimasti gustati su una bella bistecca mentre gli ovoli son diventati fettine da assaporare crude, con qualche scaglia di parmigiano, sale, pepe e un filo d'olio. 

INGREDIENTI:
( per 2 persone )

- 180 g di riso Carnaroli
- funghi ovoli e porcini freschi
- brodo vegetale
- 1 spicchio d'aglio
- pepe nero in grani
- 50 g di burro
- olio evo
- parmigiano 


Scaldare tre cucchiai d'olio in un tegame basso e largo, far imbiondire l'aglio e prima che prenda colore aggiungere gli ovoli puliti e tagliati a dadini, i porcini tagliati a fettine fini, salare e lasciar cuocere per cinque minuti. Aggiungere il riso, farlo tostare per un paio di minuti e coprire con il brodo vegetale bollente. Salare e lasciar cuocere aggiungendo eventualmente altro brodo. A cottura ultimata spegnere il fuoco, aggiungere il burro e una spolverata di parmigiano grattugiato, lasciar mantecare e servire con una generosa spolverata di pepe nero macinato.


Oh, my life is changing every day
In every possible way
And oh, my dreams, 
It's never quiet as it seems
Never quiet as it seems

( "Dreams", Cranberries )







giovedì 11 ottobre 2012

RISOTTO alla BIETOLA e BURRATA


UNA PICCOLA VETTA

Prepararsi psicologicamente al viaggio prevede gestione dell'emozione, autocontrollo e pulizia interiore, liberarsi di quei fardelli che in Nepal sarebbero solamente un peso.
E' necessaria anche una certa preparazione fisica, che attualmente non ho. Per questo motivo mi sono messa gambe in spalla, e per riabituare il mio corpo ad un minimo di fatica fisica ho deciso di fare una bella camminata in solitaria. Il monte che sovrasta casa mia, Monte Morello, si presta molto bene a questo genere di passeggiate. Con le sue tre cime, la Prima, la Seconda e la Terza punta, arriva a toccare i 934 metri, niente di eccessivo, ovviamente, ma considerata l'altezza slm di Firenze, risulta abbastanza imponente. Tempo grigio, nebbiolina, clima decisamente autunnale, ideale per godere del bosco e dei suoi colori, del profumo degli alberi e del sottobosco, del terreno umido e dell'aria fresca. Cammino tranquilla, mi godo i miei passi che cerco di far lesti per sentire la fatica e riabituare le gambe alla salita, il respiro si fa più forte, la mente più sgombra via via che salgo. Il piacevole sentiero di sassi bianchi mi conduce alla Sella degli Scollini, da lì imbocco il sentiero 00 che mi porterà in cima. La strada si fa più impervia, invasa dal legname e con l'erba alta bagnata dalla rugiada, in certi punti è dura, breve ma in forte pendenza, conto i miei passi pensando alle vette dell'Annapurna e ogni volta che arrivo a cento ricomincio da zero. Poi la boscaglia si dirada, appare in lontananza la croce della Prima Punta, detta Poggio Casaccia, che si staglia su un cielo grigiastro, le sue fondamenta che poggiano su un verde praticello ancora umido della notte sul quale mi siedo a riprendere fiato. Zaino in spalla riprendo il percorso che scende dolcemente fino a Poggio Cornacchiaia, Seconda Punta del mio itinerario, un piccolo sentiero tra gli alberi che mi condurrà, infine, alla Terza Punta, Poggio all'Aia, dove si erge una croce di legno, anch'essa posta su un verde praticello che domina le vallate di tutta la piana circostante Firenze. Il cielo si è fatto più terso, un pallido sole mi riscalda, peccato però che la foschia non mi permetta di godere del panorama sottostante. Scatto qualche foto, mi mangio una mela avvolta dal silenzio e dal gracchiare dei corvi, intravedo qualche falco, ascolto il rumore del bosco sotto di me. Non c'è anima viva, solo i miei passi stamattina hanno "disturbato" quella pace, solo i miei pensieri hanno invaso quel silenzio. Riparto rigenerata, scendo velocemente per lo stesso sentiero scavalcando tronchi e cantando ad alta voce, attenta a scorgere particolari che identifichino il passaggio di un animale. Qualche traccia lasciata da un cinghiale nella notte, un coleottero che si nasconde tra le foglie secche, una coccinella su uno stelo, uno scoiattolo su un ramo. Mi sento bene, rallento il mio passo una volta giunta sulla pacifica strada di sassi bianchi, sgombra dai pensieri, piacevolmente stanca e avvolta da un benessere che mi accompagnerà fino a sera.









 










Per me e le mie amiche un risotto di stagione, con bietole biologiche a Km zero e una gustosa burrata cremosa e delicata.

INGREDIENTI:
( per due persone )

- 180 g di riso carnaroli
- 200 g di bietola fresca
- 150 g di burrata
- 1 spicchio d'aglio
- olio evo
- pepe nero
- 1/2 bicchiere di vino bianco
- brodo vegetale

Scaldare un fondo di olio evo in un tegame basso e largo e lasciar imbiondire l'aglio in camicia,  prima che prenda colore toglierlo, aggiungere il riso, lasciarlo tostare e poi sfumare con il vino bianco, coprire con il brodo vegetale bollente e aggiungere la bietola lavata e tagliata a listarelle. Salare, pepare e lasciar cuocere per circa 20 minuti. A cottura ultimata spegnere la fiamma, aggiungere la burrata tagliata a pezzi, lasciar mantecare e servire filante. 

( il brodo vegetale io l'ho fatto col dado vegetale biologico, ma ovviamente si può fare da noi con verdure fresche, in questo caso sarà appropriato utilizzare la bietola per conferire il giusto sapore al risotto ). 


I see my memories in black and white 
They are neglected by space and time 
I store all my days in boxes 
And left my whishes so far behind 
I find my only salvation in playing hide and seek in this labyrinth 
And my sense of connection 
Is lost like the sound of my steps 

( "Labyrinth", Elisa )


giovedì 4 ottobre 2012

CARPACCIO di SALMONE AFFUMICATO MARINATO AL CORIANDOLO con FINOCCHI e ARANCE


Concretizzare un bisogno, una smania, una voglia... concretizzare un desiderio che ormai ha preso forma chiaramente nella mia mente: ho bisogno di partire. Stavo diventando insofferente, mi sentivo chiusa tra queste quattro mura che non sono solamente la mia casa ma forse, ultimamente, il mio modo di vivere. Mi ha spaventato sentirmelo dire da altri, da chi mi conosce da una vita e mi vuole bene veramente, sentirmi dire che dovevo ampliare un po' i miei orizzonti. Aprirmi, lasciarmi un po' andare, essere meno rigida, svincolarmi da una forma mentis che in realtà nemmeno mi appartiene, non allo stato dei fatti almeno. Perchè non c'è cosa peggiore del mettersi in gabbia da soli. 
Ed è da qui, da questa me di oggi che ha preso forma l'idea del viaggio, un viaggio diverso, un'avventura che mi trasporti lontano, in situazioni diverse dal solito. Niente valigia rigida, niente piastra, niente scarpe col tacco, solo tanta voglia di mettersi in discussione, di ripensare un po' a quali sono le cose davvero importanti, di provare a capire chi sono e cosa voglio. Imparare di nuovo quali sono le cose semplici, il valore  che hanno nella loro bellezza, tornare a sorridere col cuore.   Scoprire un Paese con sano spirito d'avventura, imparare a condividere e convivere con persone sconosciute, calarsi davvero in una cultura diversa, in maniera profonda e totale. Camminare al fianco delle montagne più alte del mondo, vedere animali mai visti, confondersi tra la miriade di persone che affollano una grande città. Assaggiare sapori, annusare odori, curiosare con gli occhi dell'anima che si spalancheranno in un mondo antico e spirituale, un coacervo di culture e tradizioni in un territorio così piccolo.
Inizia il conto alla rovescia: meno 30! 
Parto per il Nepal il tre novembre con Avventure nel Mondo e per 17 giorni andrò alla scoperta di quella terra. Visiteremo Kathmandu e i suoi templi, faremo rafting, gireremo villaggi, faremo trekking per quattro giorni sull'Annapurna, ci avventureremo nel parco Chitwan per conoscere gli elefanti, i rinoceronti, gli orsi labiati, la tigre del Bengala e un sacco di altri animali che lo popolano. Avremo l'occasione, in quel periodo, di assistere a feste locali e al capodanno Newari, ci adatteremo a dormire e mangiare in posti impensati, ci conosceremo giorno dopo giorno tra di noi perchè condivideremo il nostro tempo e il nostro vivere.  
Ma soprattutto sono contenta perchè oltre al piacere in sè questo viaggio rappresenta una sfida con me stessa. Sono riuscita a fare, da sola, una cosa che sognavo da tempo.


Oggi mi è venuta in mente questa non ricetta per utilizzare il salmone affumicato che avevo nel frigo. Ha già i sapori dell'autunno pur conservando la freschezza tipica dei piatti estivi, perchè questa è ancora una stagione di mezzo e il meteo non fa che ricordarcelo. Perdonatemi l'utilizzo delle arance -di provenienza NON italiana- e ancora un po' troppo fuori stagione, però mi andava troppo di mangiarmele abbinate ai finocchi perchè trovo sia un abbinamento delizioso. 


INGREDIENTI:

- salmone affumicato
- arancia ( una per il succo e una da utilizzare a fettine )
- finocchio
- olio evo
- coriandolo in grani
- pepe nero in grani

In una ciotola mettere a marinare le fette di salmone affumicato in un'emulsione di succo d'arancia e olio evo, cospargere con il coriandolo macinato e i grani di pepe nero. Lasciar riposare almeno un'ora. Assemblare il piatto: adagiare sulle fette di salmone le fettine di arancia pelata al vivo e il finocchio affettato sottilissimo con la mandolina, salare appena, aggiungere i grani di pepe nero della marinatura e irrorare con un filo d'olio crudo. 





E l'Asia par che dorma
Ma sta sospesa in aria
L'immensa millenaria sua cultura
I bianchi e la natura non possono schiacciare
I Buddha, i Chela, gli uomini ed il mare

( "Asia", F.Guccini )



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