lunedì 28 maggio 2012

MARMELLATA di CEDRO D'ISCHIA



Ci sono momenti in cui le tue certezze vacillano. In cui ti chiedi tante cose, ti fai tante domande ma da sola non riesci a trovare nessuna risposta. Oppure non riesci a trovare le risposte che vorresti, quelle che ti renderebbero un po' più serena e un po' più ottimista. 
Ci sono momenti in cui il futuro sembra non esistere, in cui vorresti programmare qualcosa per avere un obiettivo piacevole da raggiungere, oppure cogliere una sfida e lottare per vincerla. 
Ci sono momenti in cui sei stanca di ascoltare gli altri che ti ripetono che devi mangiare, che devi uscire,  che così sei troppo magra, che si chiedono se hai cenato, che fingono di preoccuparsi di te, che non credono ad una sola parola di quello che dici, che pensano che tu sia triste quando invece in quel momento sei solo stanca perché cerchi di occupare le tue giornate riempiendole di attività e di piccoli piaceri che hai voglia di condividere solo con te stessa.
Ci sono momenti in cui circondarsi di persone, di amicizie, di cene chiassose e tacchi alti, di cinema e passeggiate; come ci sono momenti in cui hai bisogno di prendere Nebbia e camminare con lui, ascoltando solo la tua musica, lontana dai telefoni e da tutti, momenti solo tuoi che ti rendono felice pur nella malinconia che fa da sottofondo a tutta la tua esistenza. 
Ci sono momenti in cui un evento inaspettato ti cambia l'umore, altri in cui un dolore improvviso riesce finalmente a farti piangere quelle lacrime che ti trattieni dentro da giorni. Momenti in cui ascolti una canzone e un ricordo ti strappa un sorriso dolceamaro.
Ci sono momenti in cui ti sembra che tutto vada bene, che sei felice per il sole che è tornato, perché nello specchio ti vedi carina, altri in cui sei talmente preoccupata che rischi di impazzire perché ti sembra che vada tutto storto e non riesci proprio ad essere ottimista se il tuo gattino sta male. 
Però sono momenti che ti rendono forte, che arricchiscono la tua persona perché ogni esperienza vale la pena di essere vissuta, nel bene e nel male, portandosi dietro dei perché che a volte sembrano così ignoti da lasciarti senza parole, salvo poi, alla fine, scoprire che il loro significato ti rende una donna più completa. 

Mia mamma di ritorno da Ischia, come ogni anno, mi ha portato un cedro enorme, maturato al sole napoletano, un cedro sano di quasi un chilo di peso. Ho ripreparato la marmellata che l'anno scorso era venuta perfetta ed essendo di agrumi può ufficialmente essere chiamata così. Conserva un gusto leggermente amarognolo, sicuramente non troppo dolce, estremamente versatile nel suo utilizzo dai dolci all'accompagnamento di formaggi stagionati.  







































INGREDIENTI:


- 1 cedro affogliato non trattato
- zucchero bianco ( la metà del peso del cedro )

Lavare bene il cedro con la buccia, pulendolo con uno spazzolino per eliminare i residui dalla buccia e sbucciarlo conservando solamente la parte gialla ed eliminando la parte bianca. Eliminare la pellicina e i semi da ogni spicchio, farli a pezzi e metterli in una ciotola con lo zucchero, mescolare bene e lasciare a riposo una notte in frigo. Il giorno dopo mettere a bollire le bucce tagliate a striscioline sottili per circa 15 minuti, buttare via l'acqua e ripetere l'operazione tre volte per togliere l'amaro dalla buccia. A questo punto unire le scorze al frutto con lo zucchero, portare ad ebollizione e lasciar cuocere finche non si sarà addensata ( vale la prova piattino ). A piacere la marmellata può essere lasciata "grezza", con le scorze intere, oppure potrà essere frullata e riportata a bollore per qualche minuto. Invasare subito in vasetti da sottovuoto puliti e perfettamente asciutti, chiudere il coperchio e capovolgere il vasetto; avvolgere immediatamente in dei canovacci e lasciarli raffreddare. Raffreddandosi creeranno l'effetto sottovuoto, controllare che il tappo faccia "click" una sola volta rimanendo in posizione da sottovuoto. 







Curami curami
Prendimi in cura da te
Prendimi in cura da te
Curami curami


( "Curami", CCCP )







lunedì 21 maggio 2012

CRESPELLE di GRANO SARACENO con ASPARAGI FILANTI

C'era un abete altissimo dalle grandi fronde che stormivano al vento che su quel colle tirava spesso forte e impetuoso, che scuoteva i rami poderosi in inverno e nelle stagioni del sole li faceva muovere dolcemente, filtrando i raggi solari che lo attraversavano a nutrirlo e che lo avevano reso così vigoroso. Era un grande albero segnato dal tempo e dal passare delle stagioni, inverni pieni di neve che ne piegavano la chioma e primavere fresche che lo riempivano di gemme, e ancora estati e autunni da sempreverde, da immagine immutabile nel tempo. Un tempo che scorreva lento su quella collina pedemontana, dove la ragazza dalle lunghe trecce nere come le piume di un corvo e il suo cane striato vivevano lontani da tutti, dimentichi ormai della loro vita passata nel grigiore cittadino e nella frenesia di ore che si susseguivano uguali e stanche rendendoli infine così tristi che l'unica soluzione possibile fu la fuga. E lì, su quel colle incantato, avevano finalmente trovato la vita: lei disegnava e scriveva libri per bambini, pieni di storie di boschi e animali, di regni di fate e folletti, di fiori e di sogni. Il cane striato correva nei boschi e nei prati, si allontanava sempre per le sue avventure private, inseguendo uccelli e scoiattoli, bagnandosi nei fiumi freddi che scorrevano là intorno e poi tornava da lei, si sdraiavano al sole sull'erba verdissima e morbida e lei metteva la sua mano sul torace del suo amico, passando le dita su quel pelo morbido e ascoltandolo respirare. Quando era freddo e la neve copriva tutto col suo manto bianco, nelle sere buie dell'inverno freddissimo di montagna, stavano al caldo del piccolo fuoco del camino, dividendosi la coperta accoccolati sul tappeto, mentre lei leggeva e lui sognava le corse nei prati mentre dormiva, muovendo le zampe in piccoli scatti involontari.
Ogni volta che guardava fuori dalla finestrella che si affacciava sul colle vedeva il suo abete solitario, che sembrava salutarla col suo muoversi d'aghi e chiamarla quando una pigna cadeva a terra. Era il suo abete che non la lasciava mai sola, che era sempre lì a tenerle compagnia anche quando lo sguardo della ragazza si perdeva oltre, era lui che le ricordava che quella era Casa, che le faceva ombra quando il sole picchiava forte, che la riparava dalle gocce di pioggia quando un acquazzone improvviso sorprendeva lei e il cane striato nel ritorno dalle lunghe passeggiate. Lei appoggiava la mano sul tronco, ne assaporava il profumo, si soffermava un attimo con lui e poi correva in casa. Sapeva che lui, finita la pioggia, ci sarebbe sempre stato.


Sognando di monti e pace in un'alba bagnata di pioggia e guardando quell'albero gigantesco che mi fa compagnia quando lavoro. Lo vedo sempre lì, che osserva i numerosissimi passanti che affollano il viale che porta alla Maternità ma anche a tanti altri padiglioni meno lieti. Mi piace pensare che possa allietare le sofferenze dei malati con la sua presenza, sicuramente lo fa con me, mi dà una pace estrema soprattutto quando smonto dalla notte e lui è sempre lì a ricordarmi che i sogni non sono la vita ma che se smetti di sognare è come se tu smettessi di vivere.





Stasera crespelle calde per me, da una ricetta ripresa da un libriccino datato che aveva in casa mio fratello; ho apportato qualche piccola modifica e devo dire che questa volta anche un'ipercritica come me è rimasta soddisfatta: erano davvero cremose e buonissime!

INGREDIENTI:
( per 1 persona )

per le crespelle:
- 125 ml di latte
- 50 g di farina di grano saraceno
- 25 g di farina bianca
- 15 g di burro
- 1 uovo

per il ripieno:
- 350 g di asparagi
- 1 porro
- sottilette
- besciamella
- succo di limone
- olio evo
-  sale e pepe




Preparare le crespelle sbattendo l'uovo con un pizzico di sale, aggiungere le farine setacciate, diluire con il burro fuso freddo e aggiungere infine il latte freddo, sbattere con una frusta fino ad ottenere un composto omogeneo e senza grumi. Lasciar riposare l'impasto per qualche minuto. Scaldare una padellina adatta per le crepes, quando sarà sufficientemente calda versare un mestolo di pastella e cuocere da entrambe le parti fino a che non sarà bella colorita. Preparare così le crespelle fino ad esaurire il composto.
Sbollentare gli asparagi in acqua salata, scolarli e farli saltare in padella dove avrete fatto appassire il porro tagliato a rondelle sottili in olio evo. Far cuocere fin quando gli asparagi saranno belli morbidi, regolare di sale e pepe, spegnere il fuoco e irrorare il tutto con una bella spruzzata di succo di limone. Aggiungere qualche cucchiaio di besciamella ( per la ricetta cliccare sul link ) e mescolare bene.
Farcire le crespelle con il composto di asparagi a arrotolare, disporre le crespelle in una teglia imburrata, completare con qualche ricciolo di burro su tutta la superficie e alcune listarelle di sottiletta, passare in forno a 200° per circa 10 minuti. Impiattare e servire calde.





































The future's in the air

I can feel it everywhere
Blowing with the wind of change

( "The wind of change" Scorpions )



mercoledì 16 maggio 2012

LA MIA VERSIONE del CARPACCIO

DI USI E COSTUMI DI OGNUNO



Una ricetta non ricetta per presentare il mio piatto preferito: il carpaccio come lo mangio io. Quando mi voglio coccolare, quando ho avuto una giornata triste oppure meglio ancora quando la giornata è stata bella e voglio festeggiarne la piacevolezza, adoro prepararmi con cura questo piattone di carne. Mi sono resa conto spulciando nel mio blog che io la carne e i suoi derivati li uso davvero poco; rarissimo è per me cucinare una fettina o dei petti di pollo, meno ancora prediligo preparare carni elaborate anche se devo dire che mangiarla mi piace. Ho avuto un passato vegetariano e per salute -ma anche per piacere, niente falsità- tanti anni fa ho dovuto ricominciare a mangiarla. Dico "dovuto" perché all'epoca l'idea di mangiare un animale mi faceva stare male. Era il mio periodo post adolescenziale, quando l'idea della magrezza era un chiodo fisso, quindi il mio essere vegetariana in maniera sconclusionata mi aveva fatto diventare estremamente anemica oltre che magrissima, perché non era solo che non mi nutrivo di carne e di pesce, non mi nutrivo e basta. Per quello ho "dovuto", poi vabbé, la carne mi piace anche se non ne abuso e so rispettare la vita e gli animali, che amo in  modo viscerale, in mille altri modi. Ma quando la mangio mi piace mangiarla così, carne buona, limone, Parmigiano Reggiano stagionato e un filo d'olio buono.

Innanzitutto è necessario scegliere della buona carne, il carpaccio deve essere fresco e di ottima qualità, io mi affido al mio macellaio ( "macellaro", come diciamo a Firenze ) di fiducia, che mi ha vista bambina e che ancora mi serve ottima carne. La fettina ha da essere estremamente sottile - ma qui è questione di gusti, a me piace poco più alta di una fetta di prosciutto - e non deve avere troppe venature di grasso perché rimanendo crudo è sgradevole. Io spremo il succo di limone e praticamente "cuocio" le fettine di carne, lasciandole a marinare anche mezz'ora. Qui i puristi della carne cruda grideranno allo scandalo, sostenendo che tanto vale mangiarle cotte se con il limone si perde il sapore del crudo...è vero, ma io adoro il gusto del limone e completamente crude, col sapore del sangue, non riuscirei proprio a mangiarle!
Una volta che le fettine hanno assunto il tipico colorito rosato le cospargo di sale macinato al momento e di una bella spolverata di pepe nero, anch'esso macinato fresco affinché conservi tutto il suo aroma. Ricopro il mio bel piatto con funghi champignon crudi tagliati sottilmente e abbondanti scaglie di Parmigiano Reggiano stagionato , infine ricopro tutto il piatto con rucola o più generalmente con radicchietti freschi o addirittura con solamente qualche fogliolina di prezzemolo. Un bel filo d'olio crudo ( meglio se olio "novo", bello corposo ) di ottima qualità e il mio piatto preferito è pronto per essere consumato, accompagnato da fettone di pane toscano casereccio. Fettone che tramutate in quantità superano i due etti di peso: alla faccia di chi mi dice che non mangio!!!!








lunedì 7 maggio 2012

TORTA PANNA e CIOCCOLATO


Oggi sono andata in centro a Firenze, la giornata è stata incerta per buona parte della mattinata ma poi il cielo si è schiarito, c'era un po' di vento e faceva fresco ed era il clima ideale per una bella passeggiata. Con la musica nelle orecchie sparata dal mio fantastico ipod touch che mi hanno regalato i miei genitori, mio fratello e mia cognata per il compleanno, vagavo senza meta, curiosando tra i negozi e osservando le persone, felicemente isolata e leggermente assorta dato che questo fine settimana l'ho passato lavorando per due notti consecutive. Una stanchezza sana che mi faceva camminare leggera, con un lieve sorriso e la pancia vuota. Piazza Duomo è sempre meravigliosa soprattutto quando il cielo è terso e la cupola si staglia nitida nel cielo azzurro, non mi stanco mai di guardarla, sento che mi appartiene ma la osservo sempre come se fossi una turista, con lo stupore e l'ammirazione di chi la vede per la prima volta. 


Osservare le persone è uno dei miei "sport" preferiti, si imparano un sacco di cose guardando gli altri, il loro modo di vestire, di porsi, di muoversi e di parlare; è curioso vedere come si relazionano tra loro, quanta attenzione pongono alle cose e alle persone che li circondano e quanto rispetto hanno per l'ambiente. Non sono poche le volte in cui noto una totale mancanza di amore nei confronti della mia città e questo mi fa infuriare, oppure sorrido dentro e fuori se vedo gesti di altruismo o di attenzione al prossimo, purtroppo ormai così rari. 
Ero sola in mezzo alla folla eppure non mi sentivo sola: sono un continuo paradosso, tutto e il contrario di tutto ma questo mio essere stravagante mi piace.



Questa è la torta che ho preparato per la sera del mio compleanno, avevo le mie amiche a cena e il pomeriggio mi è piaciuto prepararmi la torta, avevo detto loro esplicitamente di non portare niente, che avrei pensato a tutto io. Volevo una torta leggera per quanto riguarda la base, sapendo che poi l'avrei coperta col cioccolato fondente che adoro, quindi mi sono affidata ciecamente ad una delle torte preparate da Cristina di chicchedichicca, scegliendo la Torta al Latte. Il risultato è stato più che soddisfacente, la base è venuta perfetta con le dosi indicate ( io non ho messo la vaniglia e non ho preparato la parte al cacao ).

INGREDIENTI:


( per la torta al latte di Cristina )
- 4 uova
- 240 g di zucchero
- 300 g di farina
- 100 g di olio di semi ( per me girasole )
- 280 g di latte
- 1 bustina di lievito

( per la copertura al cioccolato fondente e il ripieno )
- 250 ml di panna da montare
- 1 cucchiaio di zucchero
- 200 g di cioccolato fondente 70%


Montare le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto bianco e spumoso, aggiungere il latte, l'olio, la farina setacciata e infine il lievito e un pizzico di sale. Versare il composto in una tortiera tonda imburrata e infarinata e infornare a 180° per circa 30 minuti ( vale la prova stecchino ).
A cottura ultimata lasciarla raffreddare e tagliarla a metà, farcire con la panna che avrete montato con un cucchiaio di zucchero, richiudere e coprire con il cioccolato fondente sciolto a bagnomaria con l'aggiunta di due cucchiai di acqua calda, versato dal centro e livellato sulla superficie fino a ricoprire tutta la torta.






La colonna sonora di questa giornata tutte le canzoni del mio ipod che mi hanno fatto compagnia oggi, dapprima urlate nella mia testa ( però l'impulso di canticchiare mentre vagolavo l'ho avuto, lasciandomi sfuggire qualche suono dalla bocca e attirando l'attenzione di coloro che mi circondavano ) e poi cantate a squarciagola in macchina mentre tornavo, ma i fiorentini devono essermi grati se gli faccio ascoltare della buona musica ;)













giovedì 3 maggio 2012

UN POST PIENO DI COLORI

E' o non è un blog di cucina, direte voi. Ma le ricette dove sono? Sì lo so, ma quando i giorni scorrono e ci si dimentica persino di mangiare non si ha certo voglia di pensare, cucinare e fotografare un piatto, perché se e quando ci si mette a tavola è solo perché davvero il corpo è stanco e richiede carburante. Però quello non è "mangiare", quello è solo nutrirsi per poter andare avanti. 
Ma se lo stomaco è vuoto non è altrettanto per gli occhi, quelli hanno vagato, hanno pianto, si sono chiusi a fessura per non vedere la pioggia o per proteggersi dal sole, si sono arricchiti di immagini e colori, di rosa di rosso, di grigio e di nero, di bianco e di luce. A volte sono stati ad ascoltare il silenzio, lo hanno osservato da un lato con la pazienza di un vecchio seduto sull'uscio, altre volte hanno guizzato folli, con le pupille strette strette perché volevano gridare. 

Si chiedevano quali frutti sarebbero nati da quei fiori così belli nel mio giardino segreto ed è stata una sorpresa inattesa sapere che quest'estate avrò delle pesche tutte mie, un piccolo frutteto personale sconosciuto a tutti quanti, che mi permetterà di fare marmellate da gustare in inverno, al caldo di casa e che conserveranno tutto il sapore del sole di questa estate che presto, sono sicura, scoppierà. 



























Si chiedevano chi si nascondeva nel tronco quel giorno, e che ha fatto capolino per farmelo sapere in tutta la sua bellezza...un attimo e basta, per lasciarsi ammirare, e poi via. Non preoccuparti, sei al sicuro, so solamente io dove ti nascondi e grazie, piccola creatura meravigliosa, per esserti fidata di me

E tra il verde impossibile ecco chi mi ha cercata: era lei col suo rosso prepotente e grossa come non mai -perfetta direi- che mi ha guardata in faccia e mi ha esplorata tutta camminando impercettibile su di me più e più volte.



Loro lo sanno che non potrei mai fargli del male, sono la Regina in quel Regno incantato, di piante e di fiori, di coccinelle ramarri e merli. Ed io entro nel "buco" in punta di piedi dicendo grazie per questa bellezza e mostrando tutto il RISPETTO che merita.

Con chi mi vive accanto, ogni giorno, nel bene e nel male...






Dico grazie a tutte voi, che siete passate a farmi forza, vi siete preoccupate per me e ancora state qui a leggere delle mie follie...dall'angolino in cui mi ero rifugiata vi ho lette in silenzio, ogni giorno. 


P.S. Solo è ancora con me, si vede che si è trovato bene nella sua nuova dimora.



Ho imparato a sognare 
Quando inizi a scoprire 
Che ogni sogno 
Ti porta più in là 
Cavalcando aquiloni, 
Oltre muri e confini 
Ho imparato a sognare da là 
Quando tutte le scuse, 
Per giocare son buone 
Quando tutta la vita 
E' una bella canzone 
C'era chi era incapace a sognare 
E chi sognava già 



CHE SE CADO UNA VOLTA 
UNA VOLTA CADRO'
E DA TERRA DA LI' M'ALZERO'!!!!!


( "Ho imparato a sognare" Negrita )




Cantata dalla Mannoia però ha tutto un altro perché...



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